ricondizionamento e valorizzazione di mezzi leggeri

Stabilimento Militare Spolette Torre Annunziata

LA STORIA

ORIGINI STORICHE DELLO STABILIMENTO

Lo Stabilimento Militare Spolette di Torre Annunziata trae origine dalla Fabbrica di polvere di cannone o Regia Polveriera, costruita nella località vesuviana nel 1652, trasferendo colà dal capoluogo partenopeo le omologhe attività, visto il timore di ripetizione dei disordini napoletani di cinque anni prima ad opera di Masaniello. Due anni dopo, lo stabilimento divenne Real Polveriera, contribuendo in modo deciso alla produzione del principale componente da sparo, avvantaggiandosi della presenza del Canale di Sarno, sbocco idrico artificiale già attivo per l’alimentazione dei mulini torresi.
La centralità del sito proto-industriale crebbe, quando circa un secolo dopo la corte borbonica volle svincolare le finanze dell’erario dalla morsa delle importazioni di merci militari. Nella scelta della località vesuviana furono determinanti, oltre alle motivazioni già menzionate per la creazione della polveriera, l’esistenza di quest’ultima e la presenza di un’ampia area demaniale utilizzabile. A partire dal 1757 iniziò quindi la ristrutturazione e l’ingrandimento del vecchio opificio. Pertanto, quattro anni dopo prese avvio una rinnovata produzione dell’equipaggiamento bellico dell’Esercito del Regno di Napoli con lo scopo di renderlo autonomo da dipendenze forestiere.
Il nuovo stabilimento di Torre Annunziata con annessa una ferriera, divenuto quindi Real Fabbrica d’Armi, si collocava come opificio sinergico con un importante reticolo di altri stabilimenti interdipendenti nella produzione di materie prime e semilavorati, funzionali agli attigui costruzione o assemblaggio delle armi finite, sia che esse fossero bianche o da fuoco. Era insomma nata la più grande fabbrica d’armi portatili di tutto il Mezzogiorno italiano. Da sottolineare, poi, come la polifunzionale istallazione torrese si caratterizzasse anche per una chiara distinzione tra aree logistiche, dedicate al comando e alla burocrazia, e altre di vera e propria produzione. L’incremento in termini quantitativi e qualitativi aumentò pure con l’ingrandimento degli impianti, per il quale venne chiamato persino il celebre architetto Luigi Vanvitelli.
Grazie a questa progressiva estensione infrastrutturale fu possibile allargare la produzione anche verso la realizzazione di armi di lusso o da caccia per il mercato privato, rimanendo il principale obiettivo, comunque, quello di alimentare l’Esercito. Lo sviluppo industriale divenne anche il volano per la creazione di modelli di armi, tipicamente italiani, non accontentandosi solo di imitare e replicare le tipologie in uso all’estero. Le soluzioni tecniche apportate divennero quindi diverse e innovative, superando anche la mera e originaria vocazione autarchica di produzione a scopo bellico. Anzi, è possibile dire che proprio grazie alla sinergia tra progetti e manodopera l’intero bacino vesuviano ebbe modo di progredire sotto l’aspetto qualitativo delle maestranze: gli operai divennero veri e propri artigiani e tecnici d’armi. Altra decisione di grande importanza fu quella di scindere la responsabilità amministrativa da quella del comando militare, così da rendere meno rigida la natura imprenditoriale dello stabilimento. Nel 1848 la Fabbrica vesuviana venne poi incaricata della produzione delle polveri dell’intero Regno borbonico, dopo la soppressione del Polverificio di Sulmona (ad uso civile), chiuso per motivi di ordine pubblico.
La coabitazione tra varie attività produttive a Torre Annunziata si concluse, tuttavia, nel 1857: a seguito di alcuni incidenti dovuti ad esplosione, venne deciso che l’originaria polveriera venisse trasferita a Scafati, in cui era stata nel frattempo creata un nuovo Polverificio. Il vantaggio per la Fabbrica d’Armi torrese nella produzione delle bocche da fuoco e delle lame derivò quindi anche dalla possibilità di allargarne l’estensione nei locali, lasciati vacanti dall’ormai trasferita polveriera.
Il riassetto istituzionale del territorio campano con l’estensione meridionale del Regno d’Italia non mutò le funzioni dell’ormai secolare Real Fabbrica d’armi, impiegata piuttosto nella costante evoluzione delle componenti dei fucili, che andavano adattati e modificati fino ad arrivare al famoso modello 1891.
Gli ulteriori incrementi infrastrutturali comportarono anche un aggiornamento funzionale, tale da modificarne nel 1901 le principali funzioni. Nel 1911 la Fabbrica d’Armi divenne pertanto una Sezione staccata dell’Arsenale di Costruzione di Artiglieria e nel periodo successivo alla Grande Guerra fu impiegata nella riparazione di residuati bellici. I tempi erano ormai cambiati e, ridenominata Spolettificio, l’istallazione industriale cessò la produzione o riparazione di armi da fuoco, per specializzarsi invece nell’esclusiva produzione di varie tipologie di spolette e granate.
Seguendo il corso della storia militare del Paese, durante la Seconda guerra mondiale lo stabilimento di Torre Annunziata subì gravi danni, accresciuti dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 dalla volontaria distruzione da parte delle truppe tedesche d’occupazione.
La produzione venne ripristinata solo nel 1946 con una radicale ricostruzione degli impianti, avviati principalmente alla produzione di bombe a mano. Nel 1977 vi fu una nuova ridenominazione in Stabilimento Militare del Munizionamento Terrestre-Direzione spolette, mentre nel 1984 arrivò l’ultima variazione onomastica in Stabilimento Militare Spolette. Passata nel 2001 sotto la gestione dell’Agenzia Industrie Difesa, la struttura di Torre Annunziata si è occupata principalmente della demolizione degli automezzi delle Forze Armate italiane, con l’obiettivo di recupero di apparecchiature specifiche, di svincolo militare e quindi immissione nel mercato privato.
Il 17 aprile 2023 è stato firmato infine un protocollo d’intesa in cui una parte perimetrale dell’impianto militare torrese è stato devoluto dal Ministero della Difesa all’omologo della Cultura, per una riqualificazione delle strutture con maggiore impatto storico-artistico.

DIRETTORE DELLO STABILIMENTO

Col. ing. t.ISSMI VINCENZO BELLO

Il Colonnello Vincenzo BELLO è un Ufficiale del Corpo degli Ingegneri dell’Esercito con specializzazione Elettronica. Nato a Napoli nel 1969, prima di essere nominato Ufficiale, ha partecipato alla missione “IBIS” in Somalia nel 1993 come paracadutista della Brigata “FOLGORE”Laureato in Ingegneria Elettrica presso il Politecnico di Torino, viene assegnato dal 2000 al 2003 al 45° Reggimento Trasmissioni di Nocera Inferiore (SA) ed è stato impegnato principalmente nelle attività per lo sviluppo della rete informatica Intranet di Forza Armata. Nel 2001 ha svolto l’incarico di Amministratore delle reti NATO nella Divisione J6 del Comando multinazionale Command Zone West in Albania nell’ambito dell’Operazione “Joint Guardian”.

Dal 2003 al 2008 ha ricoperto l’incarico di Capo Sezione nell’ambito del Reparto Tecnico Elettronico del Comando Trasmissioni e Informazioni dell’Esercito di Anzio (Roma) e ha gestito progetti per lo sviluppo, acquisizione e manutenzione di sistemi di difesa elettronica per le esigenze dell’Esercito. Dal 2008 al 2012 è stato assegnato alla Direzione Informatica Telematica e Tecnologie Avanzate (TELEDIFE) nella Divisione Sistemi RADAR. Nel 2013, dopo aver frequentato il 15° Corso ISSMI, è stato assegnato a TELEDIFE con l’incarico di Capo della Sezione Sistemi di Comando e Controllo Terrestri e Navali. Dal 2015 al 2018 è stato assegnato al Comando strategico NATO Allied Command Transformation (ACT) in Norfolk (USA) nella Branch NATO Security Investment Programme (NSIP) e ha gestito progetti di sviluppo di capacità nei settori dell’Information Technology e Cyber Security.

Dal 2018 al 2021 è stato assegnato al Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti – IV Reparto – Direzione di Programma “Forza NEC” con l’incarico di Capo della Sezione “Project Combat”/”Comando e Controllo” e Capo della Sezione “Soldato Futuro” e ha gestito progetti per lo sviluppo di sistemi per il soddisfacimento dell’esigenza di digitalizzazione delle forze.

Dal 1 ottobre 2021 ricopre l’incarico di Direttore dello Stabilimento Militare “Spolette” di Torre Annunziata (NA).

Stabilimento Militare Spolette Torre Annunziata - 1

Stabilimento Militare Spolette Torre Annunziata

Prodotti e servizi

Valorizzazione del surplus delle forze armate e produzione di mascherine in risposta alla crisi pandemica

Lo Stabilimento Militare Spolette di Torre Annunziata è impegnato nella valorizzazione dei materiali militari dismessi e dei mezzi terrestri che vengono ricondizionati per poi essere messi in vendita sul mercato. Lo Stabilimento è attivo nel recupero dei componenti, in seguito all’operazione di demilitarizzazione, e nella rottamazione di armi provenienti da lasciti spontanei o trasmesse dall’autorità giudiziaria.

In collaborazione con il Centro di Dematerializzazione e Conservazione Unico (Ce.De.C.U.) di Gaeta, l’Unità Produttiva fornisce inoltre un supporto per il processo di dematerializzazione dei documenti.

Nel 2020, con l’avvento della crisi pandemica, lo Stabilimento Militare Spolette di Torre Annunziata si è da subito attivato per la produzione di mascherine chirurgiche e FFP2. La professionalità e la flessibilità che caratterizzano il personale della Unità Produttiva hanno infatti permesso di raggiungere ottimi risultati, garantendo una produzione mensile che sfiora i 3 milioni di mascherine chirurgiche e un milione di FFP2.

Stabilimento Militare Spolette Torre Annunziata

mascherine chirugiche e FFP2

Fin dalle prime fasi della pandemia da Covid-19 l’Agenzia Industrie Difesa ha contribuito all’approvvigionamento di prodotti sanitari.

Lo Stabilimento di Torre Annunziata è stato riconvertito per la produzione di mascherine chirurgiche, FFP2 e FFP3.

Le linee produttive attivate a fine 2020 per affrontare la crisi pandemica da Covid-19 non hanno mai smesso di funzionare se non per qualche settimana, portando l’Agenzia a consegnare oltre 13 milioni di mascherine chirurgiche e 4,5 milioni di mascherine FFP2 all’Amministrazione Difesa ed altre Pubbliche Amministrazioni dello Stato.

Il modello industriale realizzato grazie alla riconversione delle linee produttive ha permesso di soddisfare le esigenze della Difesa e di supportare il Servizio Sanitario Nazionale creando un sistema di approvvigionamento basato sulla qualità delle produzioni italiane, che potrà essere utilizzato anche in situazioni non emergenziali.

L’esperienza acquisita con l’evolversi della produzione ha permesso la messa a punto dei macchinari garantendo al contempo la scelta di materie prime di sempre maggiore qualità.

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