Comunicato Stampa N. 1/23
Nella vetrina della Fortezza da Basso, uno stand con i prodotti alimentari icona del mondo militare per i 3 giorni dedicati alle eccellenze eno-gastronomiche d’Italia.
Firenze 5 febbraio 2023. Anche quest’anno l’Esercito è presente a TASTE organizzato da Pitti Immagine presso la Fortezza da Basso con uno stand della società licenziataria Fonderia del Cacao. Nei 3 giorni dedicati alle eccellenze enogastronomiche d’Italia, il brand “Esercito 1659” farà rivivere alcune tradizioni alimentari che hanno segnato la storia del mondo militare rendendoli disponibili in commercio.
Parliamo del Cioccolato Militare dell’Esercito, un fondente al 70% avvolto nel suo storico packaging, ora come allora parte integrante della “Razione K” utilizzata dai militari in attività operative, con l’obiettivo di contribuire a rafforzare e sottolineare l’eccellenza italiana nel settore. Inoltre immancabili anche al TASTE 16 i prodotti simbolo dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare, unità produttiva dell’Agenzia Industrie Difesa, quali il “Cordiale” o “l’Elisir di China” memorie storiche e nicchie dell’eccellenza alimentare che hanno accompagnato generazioni di soldati italiani.
Il Cioccolato Militare fa parte della razione giornaliera fin dal 1937 in quanto gustoso, energico e facilmente trasportabile. Inoltre, è forte la volontà di tutelare l’ambiente con il riutilizzo di materiali: le vecchie cassette di primo soccorso dell’Esercito hanno ripreso vita diventando un originale packaging per generi di “pronto conforto”, contenenti una degustazione di cioccolato. Attese per il futuro ulteriori novità nel packaging con il riutilizzo di altri materiali fortemente identitari non più in uso alle Forze Armate.
In sintesi, una consolidata sinergia che vede l’Istituzione e la società Fonderia del Cacao impegnati nella promozione e diffusione della cultura del benessere alimentare mediante l’utilizzo di componenti naturali purissimi che si aggiunge alla lodevole opera dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare che, prosegue tutt’oggi la produzione di quei farmaci “orfani” sui quali l’industria privata non investe per scarsi margini di profitto e necessari per molti malati di patologie rare.